|
La Lanterna del Popolo |
|
|
|
|
|
La "Nzegna" |
La Nzegna |
La "Nzegna" e il "Battimento della Nzegna", rappresentano una tradizione che è stata definita da alcuni studiosi una delle più antiche d'Italia. Infatti, da un esame dei disegni della bandiera originale della "Nzegna", si presume che sia di origine Bizantina. Il Vessillo della "Nzegna è riconosciuto come la più antica insegna mariana, documento di origine Medievale che sancisce la pace ecumenica tra la comunità greca e quella latina esistenti in Carovigno. Ancora oggi il suo festeggiamento coincidente con la Pasqua ortodossa e legato alla Madonna Santissima di Belvedere (protettrice di Carovigno), ne sta ad indicare l'antichissimo culto. La battitura della "Nzegna", trae origine dal ritrovamento dell'immagine della Madonna in una grotta in località Belvedere, a circa 4 km a Sud-Est dal paese di Carovigno. Questa fu usata dai monaci fuggiti dall'Oriente al tempo di Leone Isaurico durante la persecuzione iconoclasta. Col passare del tempo non fu più utilizzata e se ne perse la memoria, fino a che, secondo la leggenda, venne riscoperta al tempo dei Normanni, quando il Conte Goffredo III di Montescaglioso e la moglie Sighelgaide erano i Signori di Brindisi (1092-1101). La leggenda dice che, in quel tempo, ad un Conte di Conversano (BA), paralitico, una notte, apparve in sogno la Madonna di Belvedere che gli disse di recarsi a venerarla in Carovigno perché lì l'avrebbe guarito, questi partì subito, con i suoi servi, alla volta di Carovigno. Lì giunti, chiesero della Madonna di Belvedere, ma questa era sconosciuta, si sapeva solo di una località così chiamata. Si recarono nel luogo indicato e vi trovarono una folta selva, una boscaglia fitta e piena di burroni. Cercarono invano per tutto il giorno ed alla fine, stanchi, decisero di tornare al paese. Si erano già incamminati quando udirono in lontananza grida di aiuto. Andati in soccorso, videro una giovenca caduta in un burrone e dei mandriani che faticosamente cercavano di liberarla dalla sterpaglia e dai rovi. Tutti si prodigarono e così la giovenca fu salvata. Col taglio della sterpaglia, oltre a liberare la giovenca, si liberò l'ingresso di una grotta. Armati di fiaccole i servi vi entrarono. Si ritrovarono in un antro nel quale vi era una seconda apertura e decisero di entrarvi. Giunti in un secondo e più grande vano, illuminata dalla luce delle fiaccole, videro l'immagine della Madonna. Tornarono immediatamente in superficie ad avvisare il loro padrone. Questi, sentito della scoperta, a tutti i costi, si fece calare nella grotta e, strisciando, giunse nell'ultimo antro. In lontananza, sulla parete, vide la Madonna che gli era apparsa in sogno. Lasciò le stampelle e si avvicinò piangendo e pregando l'immagine tanto cercata. In quel momento avvenne il miracolo: l'uomo all'istante guarì. Dopo preghiere, canti e ringraziamenti tutti uscirono dalla grotta. Il Conte, perfettamente guarito per opera di Maria S.S. di Belvedere, per gratitudine, acquistò quella vacca per donarla ai poveri. I servi, ornatala di nastri e sonagli, insieme ai pastori, la portarono in paese cantando inni in onore della Madonna. Quando giunsero a Carovigno, uno dei pastori cominciò ad agitare ed a lanciare in aria un bastone con legato un drappo multicolore per richiamare i Carovignesi che, saputo del miracolo, resero grazie anche loro alla Madonna. La loro gioia crebbe quando seppero che quell'animale era loro destinato affinché potessero festeggiare il lieto evento con un lauto pranzo. Da questa leggenda nasce la plurisecolare ed ininterrotta tradizione tutta Carovignese del battimento della "Nzegna". Tuttavia per la comunità di Carovigno, la Nzegna resta un culto Mariano, oltre che rito propiziatorio indicante nella caduta del vessillo un segno infausto. Battitori singoli di “Nzegna” nel tempo, dal Secolo XVII al XX sono stati i membri delle famiglie: Brandi (alias lu monucu), Lanzillotti, Di Perna, Maellaro, e dal 1930 dai cugini Carlucci (oggi Nico e Giuseppe Carlucci). |
Il vessillo della "Nzegna" portato in processione |
Tutte le immagini pubblicate sono coperte dal diritto d'autore © - La Lanterna del Popolo (2001-2019)
|