La Lanterna del Popolo

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Il Santuario di Belvedere è ignorato

ed è privo di qualsiasi tipo di  cura

I cipressi seccano ed il verde del Santuario è gravemente compromesso: occorrono interventi rapidi

 

© - La Lanterna del Popolo (2024)

di Domenico Basile

Sulle ultimi propaggini delle Murge, in territorio di Carovigno, si erge isolato l’edificio del Santuario di Belvedere, luogo particolarmente caro all’intera popolazione carovignese, da secoli devotissima alla Madonna di Belvedere.
Le origini del culto della Madonna di Belvedere sono note a tutti e sono state narrate in molteplici pubblicazioni: dallo smarrimento al ritrovamento della giovenca genuflessa di fronte all’affresco bizantino della Madonna di Belvedere, dallo sventolamento del drappo multicolori alla nascita della tradizionale Battitura della Nzegna, che tutt'oggi si svolge durante le festività pasquali.
Il Santuario di Belvedere si compone di 3 elementi principali: il Santuario vero e proprio che ospita la chiesa e le pertinenze adiacenti, la grotta di Belvedere con i suoi affreschi, e tutte le aree antistanti e limitrofe al Santuario stesso.
Mentre il fabbricato e la grotta versano in buone condizioni, anche grazie ad alcuni interventi di recupero degli affreschi, lo stesso non si può dire per quanto riguarda le aree contermini.
Le stesse versano infatti in pessime condizioni poiché non adeguatamente valorizzate.
Il parcheggio adiacente è infatti inutilizzato ed abbandonato a se stesso, letteralmente divorato dalle erbacce che la fanno da padrone.
Mai un intervento di pulizia, mai un intervento di rifunzionalizzazione delle aree.
I bagni pubblici, benché esistenti, e benché resi agibili dopo gli interventi di restauro effettuati al tempo del canonico Don Giovanni Di Latte, sono perennemente chiusi a chiave e non possono essere utilizzati dai tempi pellegrini che decidono di visitare l’antico tempio.
A nulla sono valse le numerose rimostranze in tal senso e i tanti articoli dedicati alla soluzione di questa annosa problematica.
Le aree antistanti, esterne al sagrato, sebbene malamente progettate, ed ancor peggio realizzate, sono abbandonate a se stesse senza alcun tipo di cura e senza alcun tipo di manutenzione che possa renderle gradevole agli occhi dei visitatori.
Lo stesso discorso vale anche per tutte le aree limitrofe che separano le stesse dalla “Casa del Pellegrino”, fortemente voluta da Don Giovanni Di Latte, aree dalla dubbia destinazione che non hanno mai trovato un ruolo vero e proprio.
Potevano essere usate per le bancarelle, oppure come parcheggio, ed invece tutto è lasciato al libero arbitrio, quindi nel caos più totale.
Quello che però stupisce maggiormente è la totale assenza di cura del verde, in particolar modo del verde sul sagrato del santuario.
Il Santuario di Belvedere è dotato di un sagrato, meglio ancora sarebbe definirlo "Themenos", originario della Grecia classica, racchiuso all’interno di un muro a secco con tanto di seduta interna, al quale si poteva accedere ordinatamente attraverso 2 strette colonne di ingresso.
Ebbene all’interno di questo spazio trovano dimora alcuni alberi di cipresso disposti perimetralmente a circondare lo spazio sacro conferendo all’area una sorta di aurea mistica e bucolica allo stesso tempo.
Purtroppo a causa della continua e persistente assenza di qualsivoglia manutenzione del verde pubblico, le piante si sono ammalate, si sono incancrenite e sono seccate.
La maggior parte di esse sono quindi state estirpate, ed altre versano in condizioni pietose, ma nessuno muove un dito.
Nessuno fa nulla per curare le piante superstiti e soprattutto nessuno fa nulla per sostituire gli alberi seccati attraverso il reimpianto di nuovi cipressi che conferirebbero un nuovo aspetto all’area.
I cipressi potrebbero essere regolarmente richiesti alla divisione Forestale dell’Arma dei Carabinieri a costo zero, ma poi sarà necessario assisterli almeno per un periodo iniziale.
Lo stesso intervento potrebbe essere effettuato anche nelle aree esterne al sagrato.
L’operazione consentirà di rigenerare l’area ed evitare una progressiva desertificazione non così difficile da ipotizzare se qualcuno non adotterà gli opportuni provvedimenti.
Chissà, forse un giorno potremo tornare ad essere orgogliosi di quel piccolo angolo di paradiso che si affaccia sul mare e sulla campagna circostante ed eviteremo che anche questo angolo di territorio vada in malora seguendo una sorte che sembra essere dettata dall’odierno destino.