La Lanterna del Popolo

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Statua di Gesù Cristo del '600 colpita

e affondata da incauto automobilista

La statua che vegliava all'esterno del cimitero da circa 70 anni è andata letteralmente in mille pezzi

 

© - La Lanterna del Popolo (2024)

di Domenico Basile

Potrà sembravi strano ma il Cimitero Comunale di Carovigno rappresenta uno dei luoghi simbolo della città: ricco di cappelle delle varie Confraternite locali reca numerosi manufatti e decorazioni in pietra gentile locale, principalmente realizzate ad opera del grande maestro scalpellino Ferdinando Lotti, che ha lasciato il segno della sua maestria in molti luoghi fra cui anche nel Castello Dentice di Frasso.

Molte tombe recano testimonianze artistiche di grande pregio: serpenti e rose scolpite nella pietra, ornamenti di vario genere, e perfino la scultura posta sulla cappella del sacerdote Trisolini su cui campeggia un teschio che sormonta una falce che miete le vite e una tromba che dovrebbe suonare per tutti nel giorno del giudizio universale.

Ebbene un giorno l’allora custode del cimitero, il signor Mariano Di Latte, chiese all’allora arciprete Don Angelo Massari, per tutta la comunità Papa Angelino (la comunità carovignese attribuiva con molta facilità la qualifica di Papa all’arciprete locale), di poter ornare ulteriormente il cimitero, di potervi collocare dei manufatti artistici  che potessero dare maggior lustro a questo luogo sacro.

Sebbene poco convinto (forse temendo qualche danno o qualche indefinita sciagura) Papa Angelino alla fine acconsentì e concesse 3 statue che si trovavano originariamente all’interno della Chiesa Madre di Carovigno:si trattava delle 2 statuette di San Giacomo e Filippo, protettori della città di Carovigno, che ancora oggi si trovano all’interno del cimitero, e della statua di Cristo abbracciato alla croce che fu installato su un piedistallo all’esterno, a pochi metri dall’ingresso del cimitero comunale.

Per circa 70 anni non è mai accaduto nulla, sicchè la statua era rimasta ferma e impassibile a gettare un ultimo sguardo a tutti i defunti che sono transitati da quella porta e a vegliare su tutti i defunti ospitati all’interno del cimitero, ma uno sciagurato giorno di Giugno un incauto automobilista ha inspiegabilmente colpito ed affondato la statua di Gesù Cristo che cadendo dal piedistallo è andata letteralmente in mille pezzi.

Come sia stato possibile tutto questo è davvero un arcano mistero.

Infatti, scendendo lungo Via delle Rimembranze, la strada alberata che collega il Castello Dentice di Frasso al cimitero, è obbligatorio oltre che naturale che un veicolo transiti ad una discreta distanza dal piedistallo su cui si trovava la statua seicentesca che è andata distrutta, e non si comprende come l’automobilista abbia potuto colpirla.

A pensar male si potrebbe pensare che possa trattarsi di un atto deliberato, ma questa ipotesi è da scartare immediatamente, poichè il veicolo, un piccola utilitaria della Hyundai, era guidato da una persona anziana, anche se l’urto è stato importante se è stato tale da consentire l’apertura degli airbag in dotazione al veicolo.

Per una volta possiamo almeno sfatare il luogo comune secondo cui qualche giovinastro di paese ubriaco fino al midollo o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti si sia schiantato contro il piedistallo distruggendo la statua.

Questa volta la colpa è tutta nell’imperizia alla guida dell’incauto automobilista.

Grande è stata anche la reazione della popolazione fortemente credente, che in questo incidente non ha letto la distruzione di un bene culturale di grande valore storico e artistico, ma il significato intrinseco dell’incidente: è come se non fosse stata colpita una pregevole statua di pietra, ma Gesù Cristo in persona.

Cosa possiamo fare adesso: prendere l’automobilista e frustarlo con una croce sulle spalle mentre percorre le strade del paese, oppure metterlo ai ceppi nella pubblica piazza esponendolo agli scherni e gli insulti della popolazione?

Ovviamente nulla di tutto questo, però occorre fare qualcosa e le strade percorribili sono soltanto 2: recuperare tutti i frammenti e valutare se è possibile una ricostruzione accettabile, oppure realizzare una nuova scultura.

E quale miglior soluzione se non incaricare L’Arch. Angelo Lotti, giovane ed abile scalpellino locale, discendente del Ferdinando Lotti per la ricostruzione o la realizzazione della nuova scultura? All’amministrazione comunale l’ardua sentenza.