La Lanterna del Popolo

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Celebrato il Bicentenario della nascita

del grande deputato Salvatore Morelli

200 anni fa nasceva il personaggio più illustre di questa città, pioniere e sostenitore dei diritti della donna

 

© - La Lanterna del Popolo (2024)

di Domenico Basile

E' stato celebrato a Carovigno il bicentenario della nascita di Salvatore Morelli.

Molti ne sentono parlare, ma sono davvero in pochi a conoscere le doti umane ed intellettuali di questo personaggio, e non vi è modo migliore per far conoscere la sua figura se non quella di ripercorrere le tappe principali della sua vita a perenne ricordo.

Nato a Carovigno il 1º Maggio 1824 da Aurora Brandi e Casimiro Morelli, intraprese i gli studi classici con l'aiuto dell'Arciprete di Carovigno, Don Felice Sacchi.

Nel 1840 si trasferì a Napoli per seguire gli studi della facoltà di giurisprudenza all'Università Federico II dove si laureò col massimo dei voti.

Nella città partenopea frequentò salotti letterali e divenendo giornalista e affiliandosi alla "Giovine Italia" fondata da Giuseppe Mazzini.

Di idee libertarie e repubblicane, nel 1848 fu arrestato e scontò 10 anni di carcere per aver bruciato in pubblica piazza l'immagine di Ferdinando II Re delle Due Sicilie.

Nel 1851, accusato di cospirazione, venne trasferito nel castello di Ischia, prigione per i detenuti politici, dove venne torturato e subì anche una falsa fucilazione.

Terminò infine il periodo di prigionia sull'isola di Ventotene.

A Ventotene salvò 3 bambini dall'annegamento e per questo ricevette la grazia, che però rifiutò in favore di un altro detenuto, padre di numerosi figli.

Rilasciato a fine pena nel 1858, fu inviato a Lecce in soggiorno obbligato e si guadagnò da vivere come precettore dei figli di un farmacista della città.

Nel Gennaio 1860 fu di nuovo imprigionato per alcuni mesi, per aver rifiutato di incontrare con Francesco II Re delle Due Sicilie.

Uscito dal carcere, con il crollo del regime borbonico, fondò a Lecce, la rivista mazziniana, ispirata alla figura di Garibaldi, Il Dittatore, sul quale evidenziava le colpevoli negligenze del nuovo governo nazionale e illustrava le riforme, a suo avviso, più urgenti: decentramento, snellezza burocratica e istruzione del popolo.

Nel 1861 fu pubblicata la sua opera più importante dal titolo "La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale", anticipatrice dell'emancipazione femminile.

Trasferitosi definitivamente a Napoli, fu deputato per 4 legislature, dal 1867 al 1880.

Nel 1867 presentò, primo in Europa, un progetto di legge dal titolo "Abolizione della schiavitù domestica con reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici" per la parità della donna con l'uomo, in forte risposta al Codice civile italiano del 1865, che sottometteva la donna all'autorizzazione maritale.

Tra il 1874 e il 1875 propose un nuovo diritto di famiglia, con 100 anni di anticipo rispetto a quello approvato solo nel 1975, che prevedeva l'eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi e il divorzio.

Nel 1875 presentò, con un apposito disegno di legge, anche la richiesta del diritto di voto per le donne, diritto riconosciuto soltanto nel 1944.

Fra le sue proposte, anche l'istituzione della cremazione delle salme, l'abolizione dell'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e l'istituzione di una Società delle Nazioni, per preservare la pace nel mondo che sarebbe sorta solo al termine della 1ª guerra mondiale, poi sostituita dall'ONU al termine della 2ª guerra mondiale.

Nessuna di queste leggi venne presa in considerazione, però, il Parlamento italiano approvò il suo progetto di legge, la Legge Morelli n° 4176 del 9 Dicembre 1877, per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti regolati dal Codice civile, come i testamenti, importante progresso per i risvolti economici e per l'affermazione del principio di capacità giuridica delle donne.

Grazie a lui, le ragazze furono ammesse a frequentare i primi 2 anni del Ginnasio.

Propose un'istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti, tutelò i deboli e fu un fervente oppositore della pena di morte in virtù della sua esperienza vissuta in carcere e della falsa esecuzione a cui fu sottoposto.

Si batté, inoltre, contro la Legge delle Guarentigie che assicurava diversi privilegi fra cui rendite ed indennità al Papa.

Terminata bruscamente la carriera politica nel Maggio 1880 e provato fisicamente e psicologicamente dal non veder riconosciuto il proprio impegno si ritirò a Pozzuoli dove morì in miseria, non esistendo a quel tempo alcuna indennità parlamentare, in una piccola locanda nell'Ottobre dello stesso anno.

La sua morte non ebbe alcuna risonanza mediatica e la sua salma fu umilmente sepolta nel cimitero della città di Pozzuoli dove tutt'ora giace.

Ai noi posteri non resta che l'onore e il dovere di conservare e preservare la memoria e il ricordo di questo illustre personaggio che più di ogni altro ha dato lustro alla città di Carovigno, incidendo il suo nome tra i grandi d'Italia.